GIAMPAOLO PRETTO DENTRO IL SUONO 49 STUDI - MANUALE DEL FLAUTO RIVERBERI SONORI Novità
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Giampaolo Pretto è nato a Verona nel 1965. La sua carriera lo vede fondamentalmente impegnato come primo flauto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e come concertista. Da solista ha inciso tutti i capolavori della letteratura flautistica e opere espressamente dedicategli da grandi compositori contemporanei. Si è sempre distinto nella scena cameristica internazionale, in particolare con il “Quintetto Bibiena”; ultimamente gli sono stati tributati nuovi riconoscimenti anche sotto la duplice veste di compositore e direttore d’orchestra. Nella sua vita ha sempre ritagliato uno spazio importante da dedicare alla didattica: fino al 2004 con corsi e master class di perfezionamento, dal 2004 in poi impegnandosi unicamente alla selezione e alla formazione dell’Orchestra Giovanile Italiana.
www.giampaolopretto.com
Cos’è questo libro
Nell’estate del 1974 un bambino grassottello, già clarinettista mancato dopo sole due lezioni (l’ancia gli fa orrore), impugna per la prima volta uno strano arnese, dal colore apparentemente argenteo, e che - così asseriscono – si dovrebbe suonare per traverso. Per traverso??? Che idea assurda! Il bimbo ci prova, ma rimane molto perplesso: ha già visto suonare uno strumento analogo in televisione, ma nella scarsa definizione del bianco e nero dell’epoca scambia la parte esterna della boccola per la lingua del flautista. “Ma perché per suonare quel flauto storto bisogna tirare fuori mezzo metro di lingua?”, si chiede sgomento. Altra domanda: “Ma come si fa a muover le dita senza poterle vedere?”.
Nel soffiare gli gira immensamente la testa: dopo pochi secondi gli manca ossigeno, si deve fermare e soprattutto non ha nessuna voglia di riprovare. Dopo qualche giorno di tentativi scarsamente convinti, sta per arrendersi definitivamente, di fronte alla difficoltà di un artificio che gli pare assolutamente insormontabile: come diavolo si fa a muovere insieme tutte quelle dita nel passaggio tra do e re della seconda ottava? Piange a dirotto, e comunica tra le lacrime ai genitori che quell’arnese è troppo difficile, e che non farà mai il flautista. “Ok, pazienza”, dicono i genitori. Poi però ci riflette qualche minuto, qualche ora e qualche giorno: “Ma ci sarà pure un modo di far funzionare ‘sto maledetto coso!”, pensa. E comincia a lambiccarsi il cervello...
Sono passati quasi quarant’anni e diverse migliaia di concerti: ma “’sto maledetto coso” continua a costringermi a pensare su come farlo funzionare a dovere. Dentro il suono è la sintesi di questo pensiero.
Sia ben chiaro: quello che vi trovate tra le mani non è un metodo, meno che mai un metodo accademico. I negozi sono già pieni di eccellenti e indispensabili metodi per flauto traverso, completi di esercizi, tavole di posizioni e sezioni anatomiche. Semmai tenta di essere quel manuale di istruzioni che si sono dimenticati di fornirvi quando vi hanno venduto il flauto, fosse uno, cinque o trent’anni fa. Cerca di illustrare approfonditamente una della diverse possibilità di soffiare nel flauto traverso moderno: la mia.
Il flauto si suona, suonare è giocare, e giocare è un affare maledettamente serio.
A un certo momento, se il gioco si fa davvero cattivo, bisogna rassegnarsi come minimo a imparare bene le regole. Almeno un certo tipo di regole, quelle giuste per quel modo di giocare lì, diverso da un altro ma ugualmente degno delle migliori cure.
Da quel lontano 1974 ho seguito le lezioni di molti insegnanti, la massima parte dei quali assolutamente eccezionali, e a cui devo moltissimo: nessuno di loro aveva alcunché in comune con gli altri. Ognuno di essi era portatore di una filosofia flautistica e musicale completamente diversa: come tentare di armonizzarle tra loro? E soprattutto: cos’era bene per me?
Ho cercato allora di valorizzare la specificità di tutti quei diversi approcci, nell’ottica di assecondare il più fertile melting pot, che mi permettesse però di aggiungere, a mia volta, una creatività del tutto personale, basata sulle multiformi esperienze che andavo via via facendo, in una professione iniziata assai presto.
A questo scopo in tanti anni di studio ho riempito quaderni e quaderni di annotazioni, appunti, confronti, esercizi, tentativi, riflessioni: spesso sono ripartito da capo molte volte e ho riazzerato tutto, altre volte mi sono trovato allo stesso incrocio ma proveniendo da un percorso diverso; alla fine ho intravisto una direzione molto chiara, assolutamente la stessa che, io per primo, pratico quotidianamente, quando porto il flauto alle labbra e cerco di concentrarmi sulla prima inspirazione, (che dev’essere al tempo stesso ispirazione), della giornata.
A questa strada ho cercato di conferire una base robusta, assieme a un tocco di razionalità, un pizzico di filosofia, soprattutto molto pragmatismo. Dentro il suono è il desiderio di condividere con chiunque ne abbia interesse questo percorso che negli anni, per merito delle centinaia di allievi che mi hanno onorato del loro interesse, mi pare di poter dire sia diventata una piccola scuola. Scuola frutto di un patchwork coloratissimo, per tessere il quale ho impiegato trentotto anni. Non so se mi sia riuscito: ma ciò che ho imparato su come funziona lo strumento, poco o tanto che sia, è tutto qui dentro.
Del trattato scientifico, Dentro il suono non vuole e non può avere l’esaustività e la precisione in terminologia e trattazione; del metodo non ha la sistematicità e progressività: si tratta di una terza via, una sintesi empirica e prontamente utilizzabile di come si possa produrre un suono col flauto traverso in modo consapevole. L’ho
redatta in buona parte col sostegno insostituibile del pazientissimo Nicola Campitelli. Non è diretto a una fascia specifica di apprendimento, ma è fruibile a qualsiasi livello, tanto dai professionisti quanto dagli studenti. Ognuno può trovarvi una propria via d’accesso, perfino sfogliarlo dall’ultima pagina alla prima, trattandosi anche di un oggetto di pura lettura (non necessariamente da leggìo), attraverso la quale provare a chiarire certi aspetti del flauto e del nostro corpo come generatori di suono. Contiene volutamente molte ripetizioni, perché essendo il suonare un atto complesso che richiede massima chiarezza, è bene correre il rischio di apparire pedanti. Ha infine l’ambizione di proporsi come aiuto concreto ai tanti preparatissimi insegnanti di flauto, che talvolta potrebbero aver bisogno di sostegno nel tradurre ai propri allievi i problemi relativi alla produzione del suono, partendo magari da una diversa angolazione.
Alla fine della trattazione vi è una sezione dedicata alla “risoluzione dei problemi”, proprio come in quel manuale di istruzioni cui facevo riferimento prima: il lettore potrà più facilmente e più velocemente sciogliere quei nodi che hanno condizionato molta parte del mio studio personale, identificandone al volo le cause e approfittando dei miei stessi errori.
Infine troverete due appendici: la prima, redatta da Elisa Romeo e Nicola Bighetti - che hanno grande esperienza in questo campo - vuole essere di sostegno a chi desideri aiutare i più piccoli ad approcciare in maniera facilitata il mio tipo di tecnica, che in effetti è andato formandosi per interlocutori già adulti. La seconda contiene una selezione puramente rapsodica delle innumerevoli riflessioni emerse spontaneamente nel corso degli anni, a margine della mia vita di musicista, con una particolare attinenza al problema dello studio: dopo la prima scrematura ho tenuto solo quelle che, a distanza di anni, mi dicevano ancora qualcosa, senza dare per scontato che possano dire qualcosa ad altri.
Un’ultimo chiarimento: questo libro quasi non contiene accenni alle miriadi di problematiche musicali e interpretative relative al repertorio, che sono naturalmente state a loro volta oggetto di lunghissimi studi da parte mia. Questo perché la mia idea è che la tecnica del suono vada scavata profondamente per poi potersene liberare all’atto dell’interpretazione; ma che per diventare davvero trascendentale, tale tecnica debba essere già, in nuce, intrisa di musica.
Un grazie, oltre ai Maestri che più mi hanno influenzato e aiutato (su tutti Renzo Pelli, Glauco Cambursano e Patrick Gallois), ai miei tantissimi allievi: da tutti loro ho imparato quanto essi stessi non immaginano nemmeno.
GP
“ In realtà io abito sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà”
Ingmar Bergman
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